Gli arti tornano ad essere flessibili e meno rigidi, il linguaggio più fluido e il tremore di fatto scompare.
Sono gli effetti che si registrano su un malato di Parkinson sottoposto ad una stimolazione cerebrale profonda.
I primi apparecchi di questo tipo risalgono a più di 20 anni fa.
La loro installazione è piuttosto invasiva.
Serve un intervento chirurgico in cui vengono praticati diversi fori nel cranio in cui vengono fatti passare fili che collegano il cervello a una serie di apparecchiature elettroniche.
Esse avranno lo scopo di stimolare le aree del cervello che provocano i maggiori problemi e disagi ai malati di Parkinson.
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